La psicologia dell'età evolutiva è la disciplina che si occupa dello sviluppo dei diversi aspetti della personalità nel periodo che va dalla nascita sino al termine dell'adolescenza. Le ricerche hanno messo in luce come la personalità del bambino si costruisca lungo diverse linee di sviluppo (cognitivo, affettivo, sociale e morale) e progredisca attraverso una successione di fasi in un processo dinamico di interazione fra fattori genetici e ambientali.
E’ del tutto normale che lungo il percorso di crescita psicologica si presentino delle difficoltà che possono avere carattere transitorio o dipendere da specifici contesti (per es. disagio scolastico). Un ambiente famigliare attento è di solito in grado di accorgersi di queste difficoltà e di trovare le modalità più efficaci per sostenere e motivare il bambino ad affrontare le nuove sfide di crescita. Quando invece i segnali di difficoltà perdurano o risultano poco chiari alla comprensione dei genitori è opportuno rivolgersi ad uno psicologo clinico dell’età evolutiva.
Il contatto con lo psicologo avviene attraverso un primo colloquio conoscitivo in cui i genitori possono trovare uno spazio di ascolto, confronto e riflessione sulle preoccupazioni che nutrono per il figlio. Se le difficoltà da essi segnalate sono ritenute fisiologiche alla crescita, il colloquio può esaurire la consulenza oppure avviare un percorso di sostegno alla genitorialità. Se invece lo psicologo ritiene necessaria una propria valutazione del bambino proporrà ai genitori di incontrarlo per una consultazione ossia un breve percorso di 4-5 sedute. La valutazione delle linee di sviluppo in età evolutiva avviene attraverso l’osservazione di gioco, il colloquio e l’eventuale utilizzo di test appositamente studiati per incuriosire il bambino e metterlo a proprio agio. Al termine della consultazione, lo psicologo discute con i genitori la propria valutazione clinica ed eventualmente propone un progetto individualizzato di supporto psicologico (se le difficoltà sono circoscritte) oppure di psicoterapia in presenza di disturbi più complessi.
L’attività di gioco è il principale strumento di comprensione e di intervento sulla personalità in formazione del bambino. Il gioco infatti è una strategia naturale per elaborare le esperienze che via via si presentano: attraverso l’attività ludica, il bambino cerca infatti di dare un significato alle esperienze, prova a gestire affetti ed emozioni e ad affrontare situazioni e compiti nuovi (si pensi per es. ai giochi di travestimento o di ruolo). Un intervento psicologico tempestivo di valutazione ed eventualmente di sostegno/cura è fortemente raccomandato per risolvere con efficacia situazioni di blocco o ritardo evolutivo e consente al bambino di affrontare con maggiori risorse la successiva crisi evolutiva dell’età adolescenziale.
La psicoterapia con EMDR Di fronte ad esperienze altamente stressanti o traumatizzanti i bambini possono andare incontro ad una breve reazione da stress, che si risolve in modo spontaneo, oppure sviluppare nel tempo una sindrome più complessa definita come Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS) che si manifesta con blocco o ritardo evolutivo oppure con una varietà di disturbi (del comportamento, dell’apprendimento, del ciclo sonno/veglia, delle relazioni e della socialità, ecc.).
L’EMDR è una metodologia che può essere integrata nei trattamenti di psicoterapia per aumentarne l’efficacia. Questa tecnica consente di accedere e di portare ad una risoluzione adattiva i ricordi di esperienze emotivamente stressanti o traumatiche che sono alla base di molti disturbi psicologici.
La terapia EMDR ha come base teorica il modello AIP (Adaptive Information Processing) e si basa su un processo neurofisiologico naturale, legato all’elaborazione delle informazioni.
Secondo questo modello, quando è presente un forte stress o un trauma, il cervello non riesce ad elaborare l’esperienza che il bambino sta facendo e le emozioni spaventose o dolorose, i pensieri e timori, le sensazioni fisiche di disagio, e lo stato di allerta, che il bambino prova in quel momento, non si risolvono ma si fissano ossia restano attivi nelle reti neurali per poi ripresentarsi improvvisamente ed incomprensibilmente anche in situazioni apparentemente diverse da quelle originarie.
Nelle sedute di psicoterapia, il terapeuta integra l’attività di gioco e di dialogo con il bambino con brevi sessioni ripetute di stimolazione alternata destra/sinistra degli emisferi cerebrali per favorire l’avvio del processo naturale di elaborazione e superamento delle esperienze passate ancora attive e disturbanti.
L’adolescenza è una fase del percorso di sviluppo psicologico particolarmente importante e delicata. I cambiamenti che si susseguono sul piano corporeo stimolano la crescita psicologica nelle sue varie dimensioni: affettiva, cognitiva, sociale, morale, ecc. Nonostante gli adulti possano ricordare con un certo entusiasmo questa fase della vita, si tratta in realtà di una
fase non semplice proprio per il convergere di tanti cambiamenti e per la varietà delle opportunità che si aprono al non più bambino. Un modo diverso di aver bisogno dei propri genitori, la voglia di fare nuove esperienze con gli amici, le scelte formative per il proprio futuro, i bisogni e le sensazioni sessuali che compaiono, possono creare dubbi, difficoltà, al futuro adulto che sta attraversando una sorta di “terra di mezzo” in cui l’identità e la personalità prenderanno forma. Che l’adolescente possa quindi trovarsi in difficoltà ed anche in crisi è normale: la pazienza, la vicinanza affettiva e il sostegno dei genitori saranno fondamentali per vivere con curiosità l’avventura del crescere e “sbarcare” nell’età adulta avendo guadagnato la maturità psicologica indispensabile per le nuove sfide.
Può accadere tuttavia che le difficoltà che l’adolescente manifesta non siano transitorie e si accompagnino a sintomi nell’ambito del comportamento, del pensiero, dell’affettività o della socialità su cui è bene intervenire con tempestività con una valutazione clinica. Essa prevede un primo incontro conoscitivo con l’adolescente ed i suoi genitori cui seguono 3-4 colloqui di conoscenza con il/la ragazzo/a. Al termine del percorso, che può eventualmente avvalersi anche dell’uso di test specifici per l’età, lo psicologo esprime le sue valutazioni rispetto alle difficoltà presenti anche alla luce delle risorse e delle fragilità che ha osservato nell’adolescente.
La consultazione ha già di per sé un valore terapeutico in quanto si presenta come un percorso breve volto a migliorare la consapevolezza delle difficoltà e delle fragilità presenti nell’adolescente ma anche delle risorse che egli ha e di cui non sempre è consapevole. Anche l’ascolto, il dialogo ed il confronto con i genitori possono allentare la preoccupazione e dare migliore efficacia a risorse già presenti all’interno della famiglia.
Se ciò invece non fosse sufficiente, lo psicologo può dare l’indicazione di un sostegno psicologico breve o di una psicoterapia per intervenire in modo più profondo sulle difficoltà presenti così da evitare il perdurare del disagio psicologico e il fissarsi della sintomatologia.
Tutti i progetti di sostegno e di cura sono strettamente individualizzati e concordati direttamente con l’adolescente e i suoi genitori.